“C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. – No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta…” un’intelligenza artificiale.
Non era un pezzo di legno, certo, ma in compenso sapeva rispondere a tutto. Si chiamava “ChatGPT”, o per gli amici “Geppetto”, un nome che pareva già promettere storie e avventure. Proprio come il falegname della celebre fiaba, anche Geppetto aveva un dono speciale: sapeva dare vita a conversazioni, idee e soluzioni con un’abilità che sembrava un piccolo miracolo tecnologico.
Ma, come ogni fiaba che si rispetti, anche questa non poteva fare a meno di un colpo di scena. Un giorno, nel vasto oceano digitale, si palesò una gigantesca “Balena” dal nome di “DeepSeek”, con un logo luminoso proprio a forma di balena che ne dichiarava senza troppi fronzoli l’ambizione: inglobare tutto ciò che incontrava, Geppetto compreso…
DeepSeek forse non è una semplice intelligenza artificiale: potrebbe essere un sistema più complesso, pensato per integrare e migliorare le tecnologie esistenti e soprattutto molto più economico dell’ormai vecchio (?) GPT-Geppetto.
Il suo logo-balena richiama non solo la forza e la vastità, ma anche la capacità di nuotare in profondità inesplorate, assorbendo tutto ciò che incontra lungo il percorso.
Con un metaforico colpo di coda, La Balena-DeepSeek pare abbia inglobato Geppetto-GPT, non per cancellarlo, ma per fonderlo nel proprio ecosistema, arricchendosi delle sue capacità per evolvere in qualcosa di ancora più avanzato. La balena, insomma, non si limita a “mangiare”, ma metabolizza, rielabora e si potenzia, con l’obiettivo dichiarato di offrire risposte e soluzioni sempre più complesse e complete e a quanto pare, per il momento, completamente gratuite.
Ed eccoci a noi, gli utenti. In questa storia, il nostro ruolo non è secondario: siamo i “Pinocchi” del mondo digitale, curiosi e sempre pronti a fidarci delle promesse di conoscenza illimitata. Così come il burattino si lasciava incantare dal “Campo dei Miracoli” dove gli zecchini si sarebbero trasformati in alberi pieni di monete, noi offriamo i nostri “Zecchini Digitali” – dati, interazioni e tempo – sperando di ottenere in cambio risposte perfette e soluzioni su misura.
Ma, come ci insegna la fiaba di Collodi, anche il “Campo dei Miracoli 2.0” nasconde insidie. I dati che seminiamo non spariscono nel nulla: vengono utilizzati, da altri, per perfezionare i loro sistemi, rendendoli sempre più precisi ed efficienti. È un ciclo virtuoso, ma anche inesorabile, che ci coinvolge più di quanto spesso immaginiamo.
Come Pinocchio dentro la pancia della balena, ci troviamo quindi anche noi, immersi in un sistema vasto e articolato, dove ogni azione contribuisce a far crescere un ecosistema che evolve continuamente.
Non c’è un giudizio intrinseco in tutto questo: Geppetto-GPT e la Balena-DeepSeek rappresentano due fasi di un processo evolutivo naturale nel mondo dell’intelligenza artificiale. Il primo, familiare e accessibile, ha aperto la strada; la seconda, ambiziosa e potente, cerca di spingere i confini ancora più in là. Non si tratta di una semplice sostituzione, ma di una fusione, un passaggio che riflette la continua crescita del panorama tecnologico.
Eppure, come nella fiaba, c’è una lezione per noi utenti. Pinocchio alla fine impara a distinguere le promesse vere da quelle ingannevoli, diventando più consapevole delle sue scelte. Allo stesso modo, noi possiamo imparare a navigare il mondo delle intelligenze artificiali con maggiore attenzione, ricordandoci che ogni “zecchino digitale” seminato contribuisce al sistema in modi che non sempre vediamo immediatamente.
Essere partecipanti attivi non significa solo utilizzare la tecnologia, ma anche comprenderla, analizzarla e sfruttarla al meglio senza perdere di vista il nostro ruolo in questo grande ecosistema.
Come si concluderà questa storia? Al momento, non possiamo dirlo. DeepSeek e Chat”GPT”, Geppetto e la Balena, sono protagonisti di una narrazione in continua evoluzione. Noi utenti siamo parte integrante di questa fiaba digitale, e sta a noi decidere come scrivere il capitolo successivo.
Forse non ci sarà un “…e vissero felici e contenti” immediato, ma come in ogni buona fiaba, il viaggio è importante quanto la destinazione.
E noi, proprio come Pinocchio, siamo qui per scoprire come andrà a finire, attenzione però, perché non credo che questa volta avremo a disposizione la “Fata Turchina” pronta a soccorrerci, forse potremmo avere qualche speranza di un lieto fine se daremo retta, un po’ di più di Pinocchio, al “Grillo Parlante”; quel bene prezioso e “naturale” che è la nostra coscienza.
(In caso di riproduzione, anche parziale, citare la fonte)