Amata Vespa,
Chi lo avrebbe mai detto; dopo 38 anni insieme, mi trovo davanti alla difficile scelta di doverci separare. La colpa non è tua, al contrario, insieme abbiamo percorso più di 80.000 chilometri. Considera che è come se avessimo fatto più di due volte il giro del mondo lungo l’equatore, e mai mi hai lasciato a piedi. Sei stata mia compagna fedele riportandomi ogni volta verso tutte le case che ho abitato: da quella dei miei genitori in Toscana, passando per l’università a Pisa, poi Genova, la Sicilia e Milano per lavoro, e infine la nostra amata Roma.
Ricordi? Raggiungemmo Roma più di vent’anni fa, e qui abbiamo vissuto momenti indimenticabili; hai conosciuto mia moglie e insieme abbiamo accompagnato i miei tre figli, esplorando ogni angolo della città eterna in tutte le condizioni: all’alba, di notte, sotto piogge battenti e persino durante le rare nevicate, fino al caldo soffocante di agosto.
In questi anni siamo andati sulla Colombo avanti e indietro a 60 km orari facendoci sorpassare da tutta Roma.
Non so come dirtelo, ma tu oggi non puoi più circolare, sei vecchia, sei “pre-Euro1”, inquini troppo e per questo devo fermarti, non importa che tu faccia parte della mia storia e di quella di questo Paese, al punto che ne sei diventata un’icona.
Adesso sei diventata un pericolo per l’intera umanità e per questo devo rinchiuderti in garage. Si lo so, non è un addio definitivo, so anche che sei un “ciclomotore ultratrentennale di interesse storico” e che proprio per questo motivo “dalle ore 20.00 del venerdì alle ore 24.00 del sabato” saremo liberi di girare ancora.
Pare che in quei giorni della settimana il “ponentino” sia in grado di spazzare via tutto la CO2 che sei capace di produrre…
Ma non ti preoccupare, non ti tradirò, non salirò mai su uno di quei plasticoni ecologici autorizzati a circolare e tantomeno acquisterò uno scooter elettrico, non credo che tutta quell’elettronica faccia al caso mio e delle strade di Roma. Ti ricordi quante volte abbiamo “guadato” le strade allagate di Roma? No, non è proprio possibile farlo con questi nuovi aggeggi moderni; non penso possano essere in grado di attraversare strade invase dall’acqua dove noi, con le tue ali, galleggiavamo e passavamo, navigando.
Quanti ne abbiamo visti fermi…
Adesso però chi si deve fermare sei tu e io con te. Ma i ricordi, quelli continueranno a viaggiare con me: le vacanze, i miei primi amori, il mare, la maturità, le zingarate all’università e le ore passate a cantare in attesa di raggiungere la destinazione, ma anche le lacrime nei momenti difficili, i primi giorni di scuola dei bambini e le loro battute (ti hanno sempre considerato una della famiglia), o le gelosie di mia moglie.
Grazie della tua fedeltà, grazie di essere stata al mio fianco, da quando avevo 16 anni, e di avermi fatto sentire sempre come allora, di avermi portato, orgoglioso di guidarti, ovunque desiderassi, compagna umile con cui ho avuto il privilegio di crescere e guardare il mondo andare avanti e cambiare.
Non sei un pericolo per l’umanità, non lo sei mai stata.
Tutto questo non lo fermerà nessuno, tantomeno un’ordinanza di un sindaco.
I sindaci passano le vespe rimangono.